Nel 2020 è iniziata una pandemia che sembra non avere precedenti nella storia, sia per motivi di diffusione, sia per motivi politici ed economici: la pandemia di Covid-19 o Sars-Cov-2. Data l’ampia diffusione in tutto il mondo e l’attuazione di una serie di ordinanze restrittive alla popolazione come lockdown e isolamenti, gli sforzi per dotare il mondo di vaccini covid da parte delle aziende farmaceutiche sono stati tra i più poderosi che la storia ricordi.
Nella fase iniziale della pandemia, i tempi stimati per sviluppare un vaccino si stimavano intorno all’anno o anno e mezzo, ma grazie a grandi sforzi congiunti, come detto, le tappe sono state bruciate e i primi vaccini per il covid 19 sono stati approvati già sul finire del 2020, inizio del 2021.
A febbraio del 2022 erano 5 i vaccini anti covid in circolazione, approvati dalle maggiori agenzie del farmaco (FDA, EMA e AIFA) e attualmente ne esistono svariati in fase di sperimentazione clinica o già in fase di approvazione.
Nei prossimi capitoli verrà spiegato il funzionamento dei vaccini covid e le diverse tipologie attualmente esistenti sul mercato.
Quali sono i vaccini Covid-19
Come detto, attualmente i vaccini approvati dalle maggiori agenzie del farmaco mondiale sono cinque e sono stati ampiamente utilizzati in tutto il mondo per contrastare il covid e le sue varianti (che purtroppo, come è noto, sono in costante mutazione).
I farmaci attualmente approvati sono rispettivamente due a mRNA, ovvero Comirnaty Pfizer e BioNTech e Moderna, due a vettore virale, AstraZeneca/Vaxzevria e Janssen di Johnson & Johnson e uno a subunità, ovvero Nuvaxovid.
Le statistiche parlano di un maggiore utilizzo dei due vaccini a tecnologia mRNA, ovvero Pfizer e Moderna (giunti ormai alla quarta dose di somministrazione in alcuni paesi), seguito subito dopo da Astrazeneca e Johnson. Come si può notare, questi cinque vaccini funzionano con “tecnologie” diverse e per la prima volta nella storia umana, si è visto un così proliferare di farmaci che adoperano l’mNRA per svolgere il loro compito.
Come sono fatti
Le vaccinazioni per il covid, non funzionano diversamente da quelle per altre patologie. I vaccini sono realizzati in modo tale da andare a stimolare il sistema immunitario a produrre tutti gli anticorpi necessari, per essere immuni alla malattia. Come per gli altri vaccini, anche quello per il covid-19 contiene un qualcosa che appartiene all’agente patogeno da combattere. In parole povere, il patogeno presente nei vaccini è semplicemente concentrato in forma molto attenuata o morta.
Oltre a questo deve essere contenuta nel preparato anche una forma inattiva di proteina e un tratto del materiale genetico del patogeno, che viene ovviamente reso innocuo. La risposta dell’organismo al vaccino, dipende ovviamente da individuo ad individuo e non ha di certo un effetto immediato.
Si è stimato che la protezione dal virus avvenga in un arco di tempo stimato tra le due e le quattro settimane e, per avere una maggiore protezione, sono in corso diverse campagne di vaccinazione. Come nella maggior parte dei vaccini, infatti, una o due dosi non possono essere ritenute sufficienti per combattere il virus.
Come funzione l’mRNA
Come accennato, la vera rivoluzione oltre ai tempi di approvazione e produzione dei vaccini, è stata nell’utilizzo della tecnologia mRNA. Ma come funziona questo genere di tecnologia nei vaccini e perché è stata così efficace nel creare un vaccino anti covid-19?
Il vaccino anti covid con mRNA contiene quote di RNA messaggero del virus SARS-COV-2, dentro le quali sono stipate le istruzioni per codificare la proteina spike del virus. Semplificando, tramite l’RNA messaggero, viene fatto in modo di riconoscere le proteine più esterne del virus, quindi più facilmente attaccabili.
L’mRNA una volta scoperte le cellule, entra nei riceventi e sfrutta l’apparato per compiere una sintesi proteica che codifica la proteina virale. Questa, non fa altro che stimolare il sistema immunitario a produrre degli anticorpi adatti a combattere l’infezione.
Si tratta di un funzionamento non distante dai vaccini tradizionali, ma che ne guadagna in termini di tempi di produzione di costi e si tratta di una tecnologia che sta avendo sempre di più largo impiego anche nella lotta ad altre patologie, come ad esempio i tumori gravi.
Le vaccinazioni covid, essendo state fatte in una condizione di emergenza (in un momento inedito per la storia recente), non sono state esenti da critiche. I criteri con cui sono state scelte le prime categorie di vaccinati, le modalità e le location di vaccinazione, sono state per mese sotto gli occhi della critica. In verità, il vero problema è stato convincere chi, sotto la “giustificazione” delle scarse informazioni sui vaccini (giustificazione del tutto fuorviante), ha deciso non solo di non vaccinarsi, ma di far partire delle vere e proprie campagne denigratorie contro il vaccino per il covid 19.
Ma nonostante questi problemi, soprattutto in Italia la riposta alla vaccinazione è stata molto importante da parte della popolazione. Prima i soggetti fragili, poi gli anziani e mano mano scendendo fino ai bambini, c’è stato un importante sforzo da parte della popolazione per raggiungere l’immunità. Nella maggior parte dei casi, le vaccinazioni sono avvenute in hub predisposti, anche all’interno di scuole, palestre e fiere, mentre per i soggetti fragili, sono avvenute in luoghi più sicuri come ospedali e infermerie.
Gli unici problemi, talvolta, sono giunti dalle piattaforme di prenotazione che, a dire il vero, non sempre hanno retto l’urto delle tante persone in cerca di una dose di vaccino. Tuttavia i dati sulla vaccinazione covid nel nostro Paese sono confortanti e, soltanto una esigua parte di popolazione ha deciso di rimanere, a proprio rischio e pericolo, sulle proprie posizioni anti vaccino.
Percentuali di dati
Come detto, i vaccini hanno effetti “diversi” da persona a persona, nel senso che agiscono in un periodo di tempo diverso, a seconda delle caratteristiche fisiche dell’individuo. Oltre a questo c’è da aggiungere che non tutta la popolazione, anche di uno stesso paese, è stata trattata con lo stesso tipo di vaccino.
Tuttavia sono già tantissimi gli studi che confermano l’efficacia dei vaccini contro questo virus così mutevole (si perché anche il virus ha effetti diversi da persona a persona). Lo studio più completo (quanto meno uno dei primi e completi) è stato compiuto in Israele, ovvero la prima nazione che ha avuto una vaccinazione di massa. Già a metà del 2021 più del 73% della popolazione è stata vaccinata con due dosi del vaccino Pfizer.
I dati clinici ed epidemiologici rilevati hanno mostrato un netto miglioramento dello stato di salute della popolazione, e nello specifico:
- il vaccino ha protetto con un’efficacia del 95% (incidenza di 3,1 casi su 100 mila al giorno, rispetto le 91,5 su 100 mila non vaccinate)
- più del 91% di efficacia contro le infezioni asintomatiche
- 97% di efficacia contro le infezioni sintomatiche
- 97% contro l’ospedalizzazione
- 96,7% contro la possibilità di morire per covid-19
A questi dati vanno poi aggiunti quelli relativi alle reinfezioni da covid dopo il vaccino che, nella quasi totalità dei casi si sono mostrate di lieve o lievissima intensità (con pochi e lievi sintomi, se non completamente assenti).
Ogni vaccino ha funzionato e protetto in modo diverso, ma allo stato attuale delle cose è davvero difficile conoscere l’evoluzione di questo virus, anche se la composizione di nuovi vaccini, ancora più mirati, è già in fase di sperimentazione o approvazione.