mononucleosi in gravidanza

La mononucleosi in gravidanza è una malattia che spaventa molto le future mamme. Per fortuna nella maggioranza dei casi si cura facilmente e non provoca rischi né per la madre né per il feto. Diagnosticarla in tempo è però fondamentale per evitare complicazioni che possono rendere la guarigione più lenta e difficile.

La mononucleosi (detta anche mononucleosi infettiva) è una malattia infettiva causata dall’Herpes Virus, in particolare dall’Epstein-Barr, lo stesso che causa il fuoco di Sant’Antonio.

Conosciuta anche come “malattia del bacio”, poiché il contagio avviene attraverso la saliva, è molto diffusa tra i bambini e gli adolescenti e spesso causa vere e proprie epidemie negli ambienti scolastici.

Il suo periodo di incubazione nei più piccoli è di 10-15 giorni, mentre tra gli adulti e gli adolescenti è di 30-50 giorni.

Uno starnuto, lo scambio di un bicchiere o un colpo di tosse sono sufficienti per infettarsi e per innescare un contagio a catena.

I sintomi della mononucleosi sono molto simili a quelli di un raffreddore perciò spesso la persona infetta non si accorge di ad avere la malattia e si “auto cura” con farmaci da banco. Questo fa si che la maggior parte della popolazione abbia contratto il virus senza nemmeno accorgersene.

Nonostante questa malattia non presenti particolari rischi per le donne in gravidanza, in questo delicato periodo bisogna prestare un po’ più di attenzione perciò vediamo come riconoscere i sintomi della mononucleosi e come curarla.

Mononucleosi in gravidanza

Come detto sopra la mononucleosi è una malattia virale che si trasmette attraverso lo scambio di saliva, una donna in gravidanza ha quindi le stesse probabilità di contrarla di tutti gli altri individui: basta frequentare luoghi affollati, scambiarsi un bicchiere durante una cena o entrare in contatto con chi ne è affetto per contagiarsi.

Il rischio di infettarsi aumenta se la donna incinta ha già un bambino in età scolare: per questo è importante evitare il contatto con la saliva, soprattutto se il piccolo presenta sintomi influenzali o raffreddore.

In caso di febbre e mal di gola è importante consultare il medico di base o il ginecologo per accertarsi che sia mononucleosi e intervenire con la cura adeguata. Questa malattia si cura con farmaci da banco, antipiretici e antinfiammatori, ma in gravidanza non tutti i medicinali sono adeguati ed è importante somministrarli con il giusto dosaggio.

La mononucleosi in gravidanza non rappresenta un pericolo né per la madre né per il feto tuttavia, provocando un abbassamento delle difese immunitarie, rende la mamma più a rischio di contrarre altre infezioni. Il sistema immunitario della donna si indebolisce nel primo trimestre, quando tutto il corpo è impegnato a preservare la nuova vita, perciò la guarigione nelle prime settimane di gestazione può essere più difficile.

La mononucleosi è pericolosa in gravidanza solo in casi estremamente rari, quando i suoi sintomi si trasformano in gravi complicanze come epatite, miocardite o meningite.

Sintomi

In molti casi questa malattia è asintomatica, in altri invece i sintomi della mononucleosi in gravidanza sono gli stessi che si presentano al di fuori di questa condizione. I più comuni sono:

E’ molto facile, quindi, scambiare i sintomi della mononucleosi in gravidanza con quelli di comuni malanni di stagione (soprattutto nei mesi invernali). Questo spiega perché sia negli adulti che nei bambini spesso questa malattia non viene diagnosticata.

Una donna incinta deve, però, prestare attenzione e rivolgersi al medico qualora i sintomi non spariscano in pochi giorni o, addirittura, peggiorino. In particolare se si presentano:

Diagnosi e cura della mononucleosi

Per diagnosticare questa infezione il medico si baserà in un primo momento sull’esame obiettivo, escludendo altre possibili malattie. Qualora non sia certo che si tratti di mononucleosi, e prima di prescrivere farmaci, richiederà le analisi del sangue. Queste rilevano con certezza la presenza degli anticorpi contro il virus Epstein-Barr, la presenza di bilirubina e transaminasi e l’aumento dei globuli bianchi che indica un’infezione in corso.

In seguito alla diagnosi verrà prescritta la cura che, come per tutte le infezioni virali, non necessita di antibiotici.

Per combattere la mononucleosi in gravidanza vengono somministrati antidolorifici (in caso di gola infiammata) e antipiretici per abbassare la febbre che, insieme al riposo assoluto, portano alla guarigione.

Complicazioni

La mononucleosi è pericolosa in gravidanza solo in casi molto rari, quando i suoi sintomi si trasformano in gravi complicanze che non possono essere evitate a priori. Le più frequenti sono:

Mononucleosi da cytomegalovirus

Il cytomegalovirus appartiene alla famiglia degli Hepres Virus e il più delle volte non da luogo a complicazioni tuttavia, se contratto in gravidanza, può essere molto pericoloso per la salute del feto. I suoi sintomi possono manifestarsi sia alla nascita sia a distanza di tempo e possono essere transitori o permanenti.

I bambini affetti da cytomegalovirus alla nascita possono presentare convulsioni, ittero, problemi alla milza e al fegato e complicazioni polmonari. Questi sintomi tuttavia, possono essere facilmente curati. Diverso il caso di sintomi permanenti che possono addirittura trasformarsi in disabilità permanenti come cecità e sordità, ritardo mentale e microcefalia.

Va anche detto che le conseguenze del cytomegalovirus possono presentarsi anche anni dopo la nascita.

Contrarre la mononucleosi durante il primo trimestre è molto più pericoloso che nei periodi successivi poiché avviene lo sviluppo embrionale. Nel secondo e terzo trimestre, invece, il ischio si abbassa.

Mononucleosi in gravidanza primo trimestre

La madre affetta da cytomegalovirus può trasmettere il virus al feto, con probabilità diverse a seconda che essa si infetti per la prima volta durante la gravidanza o che abbia già contratto il virus.

In caso di infezione primaria (la madre non si è mai infettata prima) trasmette il virus al feto nel 30-40% dei casi mentre in caso di infezione secondaria (ha già contratto il virus in precedenza) la probabilità scende all’1-2%.

I primi tre mesi di gestazione sono molto delicati poiché nell’embrione si formano gli organi e gli apparati. L’infezione da cytomegalovirus nelle prime dodici settimane può causare addirittura aborto spontaneo o morte del feto.

Contrarre la mononucleosi in questo periodo può essere molto pericoloso per il feto perché può provocare un ritardo nell’accrescimento. Oltre a questo il bambino può sviluppare gravi infezioni agli occhi, problemi di coagulazione del sangue e microcefalia.

I bambini affetti da microcefalia hanno una circonferenza cranica molto inferiore alla media dei loro coetanei e spesso soffrono di ritardi psicomotori e del linguaggio che possono essere curati solo con terapie riabilitative. Questa malattia comporta anche crisi epilettiche, scarso accrescimento, dismorfie facciali e disturbi neurocomportamentali.

Sintomi e cura del cytomegalovirus

Come la mononucleosi infettiva, anche quella da cytomegalovirus in moltissimi casi è asintomatica. Qualora si sviluppino i sintomi sono:

In presenza di questi sintomi bisogna rivolgersi al medico che, qualora non rilevi altre malattie in corso, prescriverà gli esami del sangue per ricercare la presenza di anticorpi IgG e IgM, che indicano un ‘infezione da cytomegalovirus.

I farmaci antivirali normalmente usati per curare questa infezione non possono essere somministrati alle donne in gravidanza che, perciò, devono semplicemente attendere il decorso della malattia. Per alleviare i sintomi si utilizzano antipiretici e antiinfiammatori, come per la mononucleosi infettiva.

Data la pericolosità del virus e il suo essere spesso asintomatico, si consiglia alle donne che pianificano una gravidanza di sottoporsi a esami del sangue per verificare la presenza degli anticorpi. Qualora siano già state infettate in passato possono stare un po’ più tranquille, diversamente devono prestare particolare attenzione per non infettarsi.

Come prevenire la mononucleosi

Come abbiamo visto si possono contrarre due tipi di mononucleosi: quella infettiva e quella da cytomegalovirus. Nonostante la seconda sia più pericolosa per la salute del feto le regole per evitare il contagio valgono per entrambe e sono, per lo più, buone norme di igiene personale.

Innanzitutto evitare il contatto con saliva e fluidi corporei altrui: perciò prestare attenzione in situazioni come cene, aperitivi, buffet o luoghi molto affollati. Evitare i contatti con persone che presentano sintomi influenzali, soprattutto se non si è mai contratta la mononucleosi e si è nel primo trimestre di gravidanza.

Tutte queste regole sono difficili da osservare se la donna incinta ha già dei figli piccoli, poiché è quasi inevitabile che entri in contatto con la loro saliva o con altri fluidi corporei. Si consiglia quindi di: lavarsi bene le mani dopo aver cambiato i pannolini o fatto il bagnetto, non baciare il bambino quando ha sintomi influenzali, non bere dallo stesso bicchiere, non scambiarsi le posate e non succhiare il ciuccio del piccolo per pulirlo.

Nonostante la mononucleosi sia una malattia molto diffusa e in genere poco pericolosa, è importante che le donne in gravidanza prestino attenzione a non infettarsi, seguendo poche e semplici norme di igiene personale.

Rivolgersi al medico alla comparsa dei primi sintomi eviterà complicazioni o peggioramenti della malattia e porterà a una guarigione più rapida e sicura.

Fonti

Istituto Superiore di Sanità

Humanitas