sintomi della mononucleosi

I sintomi della mononucleosi sono simili a quelli tipici dell’influenza stagionale. In generale, dunque, si presenta proprio così: con un senso di spossatezza, mal di gola, l’ingrossamento dei linfonodi e febbre, che può raggiungere temperature elevate. Queste sono manifestazioni causate dall’aumento sia delle cellule mononucleate, cioè monociti e linfociti, sia delle sostanze prodotte da tali cellule al fine di contrastare il virus.

In merito al periodo di incubazione dell’infezione, è possibile osservare che questo è piuttosto lungo. Può variare dai 30 ai 50 giorni, tanto per gli adolescenti quanto per gli adulti. Per quanto riguarda i soggetti in età infantile, invece, il periodo di incubazione varia dai 10 ai 15 giorni. Nei bambini, spesso la mononucleosi si sviluppa in una forma quasi del tutto priva di sintomi.

Prima che l’infezione si manifesti appieno, emergono sintomi come cefalea, malessere fisico, una lieve febbre, dolori muscolari, mancanza di appetito, sudorazione eccessiva. Insomma, tutti sintomi simili ai quelli propri dei malanni invernali.

Successivamente, però, quando il virus prende il sopravvento sul sistema immunitario, iniziano a manifestarsi sintomi più intensi. Tra questi, le placche sulle tonsille, l’ingrossamento eccessivo dei linfonodi, febbre elevata e mal di gola intenso, con difficoltà a deglutire.

Cos’è la mononucleosi

La mononucleosi è una malattia di origine infettiva. Colpisce l’organismo dopo il contatto con un virus, e si manifesta attraverso la comparsa di vari sintomi. Nella grande maggioranza dei casi, il virus responsabile della mononucleosi si trasmette attraverso lo scambio di saliva. Ecco perché questa malattia è conosciuta comunemente come “malattia del bacio”.

Il virus che porta alla sua comparsa fa parte della vasta famiglia degli herpes virus. Si chiama virus di Epstein Barr e quando entra nel corpo abbassa le difese immunitarie della persona.

Tra i sintomi più comuni e caratteristici della mononucleosi si può menzionare l’astenia, ovvero il costante senso di stordimento e spossatezza. Seguono poi l’ingrossamento dei linfonodi, specialmente all’interno del collo, e l’insorgere della faringite, la comparsa di placche biancastre sulle tonsille e della febbre alta.

Sintomi comuni

Molti iniziano a sospettare di aver contratto il virus della mononucleosi quando si manifestano insieme proprio alcuni dei sintomi citati sopra. In ogni modo, questa malattia non è pericolosa. Nella maggior parte dei casi, la guarigione avviene senza complicazioni. In particolare, in adulti e adolescenti le sue manifestazioni scompaiono del tutto nell’arco di poche settimane.

Tuttavia, dopo la guarigione dai sintomi più comuni, alcuni soggetti avvertono un persistente senso di stanchezza generalizzata. Rarissimi sono i casi in cui si assiste alla rottura della milza, in seguito al suo ingrossamento causato dal virus di Epstein Barr.

A causa della somiglianza dei sintomi, è possibile che, inizialmente, la mononucleosi possa essere confusa con altre malattie virali. Tra queste ci sono l’epatite virale, la toxoplasmosi, la rosolia e la malattia causa dal citomegalovirus. Questo è il motivo per cui, al fine di ottenere una diagnosi certa, è necessario eseguire degli esami di laboratorio per misurare la presenza dei linfociti nel sangue. In aggiunta, è possibile sottoporsi anche a test di anticorpi e a test sierologici.

Al fine di confermare il sospetto di mononucleosi, pertanto, il medico prescriverà esami del sangue e immunologici specifici per la mononucleosi. Tra questi ci sono: l’esame emocromocitometrico, il monotest e la ricerca degli anticorpi EBV. Una volta effettuati questi test, verrà accertata la presenza o meno del virus di Epstein Barr nel corpo. E sarà eventualmente possibile sottoporsi a un trattamento specifico per la mononucleosi.

Le cause della mononucleosi

La mononucleosi è una malattia di tipo virale che si manifesta una volta contratto il virus di Epstein Barr. Questo è un agente virale che fa parte della famiglia degli herpes virus, responsabili, tra gli altri, anche dell’herpes genitale e labiale, della varicella e del fuoco di Sant’Antonio. Così come accade per questi e altri virus della stessa famiglia, anche il virus di Epstein Barr, una volta contratto, resta nel corpo. E può manifestarsi ogni volta che le difese immunitarie sono troppo basse.

Una curiosità che forse non tutti sanno è che questa malattia prende il nome dalla reazione che il corpo ha quando entra in contatto proprio con il virus di Epstein Barr. Infatti, in questo caso, l’organismo produce una maggiore quantità di cellule mononucleate e monociti.

Secondo le statistiche, la mononucleosi tende a colpire più facilmente i bambini e gli adolescenti, ma una minore percentuale di persone contagiate è costituita da soggetti adulti. In linea di massima, l’infezione si trasmette più facilmente quando il sistema immunitario è debole: questo avviene, ad esempio, durante un lungo periodo di stress oppure dopo essere usciti da una malattia fortemente debilitante.

Fattori di rischio

La mononucleosi è una patologia diffusa in tutto il mondo. Nei paesi industrializzati, la contrae quasi la metà della popolazione nel corso dell’adolescenza. Le cose stanno diversamente nei paesi in via di sviluppo. Qui, infatti, la malattia può comparire più precocemente. E si stima che quasi il 90 per cento della popolazione entri in contatto con il virus almeno una volta nella vita.

Dato che si tratta di una malattia altamente contagiosa, la mononucleosi può addirittura causare delle piccole epidemie o dei focolai. Questo è possibile in condizioni di sovraffollamento, scarsa igiene oppure nel caso in cui si resti a stretto contatto con persone infette per periodi prolungati.

Come si è già detto, la mononucleosi viene chiamata “la malattia del bacio”, e il bacio è, a tutti gli effetti, una delle modalità principali di trasmissione. Infatti, il virus di Epstein Barr passa da un soggetto all’altro attraverso la saliva.

Tuttavia, può essere trasmesso anche con rapporti sessuali non protetti, attraverso le urine e le trasmissioni di sangue. Infine, anche le goccioline di sudore e quelle di saliva sono delle portatrici del virus.

Ci sono inoltre alcune modalità indirette attraverso cui il virus si può trasmettere: ad esempio, attraverso lo scambio e l’uso di oggetti infetti come giocattoli, posate, bicchieri o piatti.

Il trattamento della mononucleosi

Per quanto riguarda il trattamento della mononucleosi, il medico non prescrive mai un singolo farmaco specifico. I pazienti affetti da questa malattia, infatti, devono seguire necessariamente delle terapie sintomatiche. A tal fine, il medico prescrive, di solito, antipiretici e analgesici, al fine di alleviare i sintomi e i dolori sviluppatisi dopo aver contratto il virus.

Normalmente, la mononucleosi si risolve nel giro di due o tre settimane dalla comparsa dei sintomi, e le ricadute sono rare. Tuttavia, anche dopo la guarigione, alcuni avvertono un senso di stanchezza e difficoltà a concentrarsi. Questo è dato dal fatto che il virus permane all’interno del corpo, generando, nei casi più estremi, una sindrome da fatica cronica.

Anche dopo la guarigione, può essere necessario un riposo prolungato, se possibile a letto, ed evitare gli sforzi fisici. Per recuperare le energie e rinforzare le difese immunitarie, può essere utile anche assumere integratori specifici e mangiare alimenti ricchi di vitamine fondamentali, come la vitamina D, e di sali minerali.