Esistono numerosi tipi di ernie e, in relazione alla zona del corpo interessata, possono essere: diaframmatiche, discali, addominali o cerebrali.
Buona parte della popolazione adulta soffre, o ha sofferto, di queste patologie.
Le più comuni sono quelle discali e addominali (in particolare inguinali). Esse sono causate per lo più da sforzi intensi e prolungati e colpiscono chi pratica attività intensa o svolge lavori fisicamente pesanti. Anche le persone in sovrappeso o con lassità della parete addominale sono soggette a questi tipi di ernie.
Che siano addominali o discali, le ernie, possono essere molto fastidiose e dolorose, tanto da limitare il normale svolgimento delle attività quotidiane.
Spesso per eliminare i fastidi provocati dalle ernie bisogna ricorrere all’intervento chirurgico. Esso però in molti casi non è risolutivo e l’ernia può ripresentarsi.
Purtroppo, non esistono cure preventive per evitarle ma è consigliabile mantenere una buona muscolatura addominale.
In questo articolo esamineremo i diversi tipi di ernie addominali e discali, i loro sintomi e le possibilità di trattamento.
Tipi di ernie addominali e discali
Con il termine ernia (dal greco èrnos cioè “ramo”) si indica la fuoriuscita di un viscere, o di un’altro organo del corpo, dalla cavità che lo contiene.
In relazione alla zona del corpo interessata le ernie si dividono in: diaframmatiche, discali, addominali e cerebrali.
Le più comuni sono quelle discali e addominali (in particolare inguinali), causate per lo più da sforzi fisici intensi e prolungati.
Colpiscono chi pratica attività ad alta intensità (body building o crossfit, per esempio) o fa lavori fisicamente pesanti. A queste categorie di persone si raccomanda di indossare le apposite fasce elastiche contenitive prima di sollevare pesi.
Le ernie possono essere asintomatiche o sintomatiche. Nel primo caso è, in generale, sconsigliato l’intervento e ci si limita a monitorare la situazione nel tempo.
In caso di disturbi, invece, l’intervento è l’unica via per arginare il problema.
L’intervento chirurgico, però, può non essere risolutivo: le ernie hanno infatti un alto tasso di recidiva.
Ernie addominali: tipologie e trattamento
Si parla di ernia addominale quando una parte dell’intestino fuoriesce dalla sua sede originale, aprendosi un varco attraverso la parete dell’addome che è particolarmente debole.
Il cedimento dell’addome può avvenire per cause congenite oppure per intensi sforzi fisici, obesità, invecchiamento o gravidanze multiple.
Le ernie addominali sono sempre visibili e si presentano come rigonfiamenti sottocutanei. Possono essere asintomatiche o sintomatiche: nel primo caso non è necessario intervenire chirurgicamente, mentre nel secondo, spesso, l’intervento è l’unica via.
A seconda della zona in cui compare, l’ernia addominale, si definisce: inguinale; femorale, ombelicale, epigastrica, laterale (o di Spigelio).
Ernia inguinale
È la fuoriuscita di una parte dell’intestino dal canale inguinale, tra la parete addominale e l’attaccatura dell’inguine appunto. Colpisce in prevalenza gli uomini e si presenta con un rigonfiamento ben visibile nella zona inguinale. Può essere asintomatica o provocare dolore e fastidio nei movimenti. Come l’ernia femorale, anch’essa può dar luogo a strozzatura.
Ernia femorale (o crurale)
Si ha quando una parte di intestino scende nel canale femorale attraverso la parete addominale. Colpisce per lo più le donne e si presenta con un rigonfiamento ben visibile nella zona tra l’inguine e l’attaccatura del femore. L’ernia crurale può dar luogo a due complicanze potenzialmente gravi: l’occlusione intestinale e la strozzatura.
Ernia ombelicale
È causata dalla fuoriuscita di una parte di intestino dal foro in cui passa il cordone ombelicale durante la gestazione. Molto diffusa tra i bambini sotto l’anno di età, nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente.
Se invece persiste e provoca fastidio occorre intervenire chirurgicamente per evitare complicazioni in età adulta. Può comparire anche negli adulti a causa del cedimento della parete addominale dovuto a gravidanze, obesità o sforzi fisici intensi.
Ernia epigastrica
È detta anche “ernia della linea alba” per la sua localizzazione. Compare nella zona tra l’ombelico e lo sterno ed è formata da tessuto adiposo. Molto diffusa tra i neonati e nella popolazione maschile tra i 20 e 50 anni.
Anch’essa è causata da sforzi fisici e dalla debolezza della parete addominale. Il più delle volte è asintomatica mentre in altri casi provoca dolore e problemi digestivi. In queste situazioni può essere utile assumere integratori per la stitichezza e il gonfiore addominale.
Anche in questo caso l’intervento chirurgico può essere necessario per ridurre il dolore.
Ernia laterale (o di Spigelio)
È una forma di ernia molto rara che si sviluppa nella zona laterale dell’addome: tra il muscolo retto addominale e la linea semilunaris. A differenza delle altre ernie addominali non è visibile ed è sempre sintomatica, con un dolore forte e localizzato. Per l’ernia di Spigelio quindi, l’intervento chirurgico è sempre necessario. Questa ernia presenta un rischio di recidiva inferiore rispetto alle altre ernie addominali.
Non esistono trattamenti preventivi per evitare le ernie addominali. Una muscolatura tonica però, aiuta a mantenere i visceri nella cavità addominale e contribuisce anche alla salute e al benessere della schiena.
Le ernie addominali vengono diagnosticate in primis attraverso l’esame obiettivo del paziente. Per avere una visione più chiara e precisa dell’ernia e della zona da trattare si utilizzano esami strumentali quali l’ecografia o la risonanza magnetica.
Trattamento delle ernie addominali
Dopo aver visto i tipi di ernie addominali vediamo ora quali sono gli approcci chirurgici per trattarle.
In caso di ernie asintomatiche, si preferisce un approccio conservativo: non si interviene e si monitora periodicamente la situazione.
Se invece le ernie addominali provocano dolore o fastidio, limitando quindi la vita del paziente, allora l’intervento chirurgico è l’unica soluzione.
Esistono due procedure e spetta solo al chirurgo decidere quale applicare in base alla gravità della situazione, alle condizioni e all’età del paziente.
Procedura laparotomica: viene eseguita in anestesia generale. Consiste in un’incisione della parete addominale attraverso cui si rimuove l’ernia. Nella maggioranza dei casi viene anche applicata una rete in materiale biocompatibile per chiudere la parte di parete addominale che ha ceduto.
In seguito all’intervento il paziente resta ricoverato alcuni giorni, poi viene dimesso e gradualmente ritorna alla sua vita quotidiana.
Procedura laparoscopica: può essere eseguita sia in anestesia locale che generale. È il medico a decidere il tipo di sedazione più adatto. Si accede alla cavità addominale attraverso 3 o 4 piccoli fori e si rimuovono le viscere erniate.
La laparoscopia è una tecnica mini invasiva che consente tempi di recupero molto più brevi rispetto alla laparotomica. Può essere anche eseguita in day hospital permettendo al paziente di tornare a casa poche ore dopo l’intervento.
Tipi di ernie discali
Le ernie discali coinvolgono la colonna vertebrale e, a differenza di quelle addominali, non sono mai visibili.
La colonna vertebrale è formata dalle vertebre che sono distanziate tra loro dai dischi intervertebrali. Essi sono composti da un disco esterno, detto anulus fibroso, che contiene il nucleo polposo. Quando a causa di sforzi, traumi o della naturale usura, il disco si danneggia, la sostanza al suo interno fuoriesce e comprime i nervi spinali. Ciò provoca dolore e infiammazione causando anche difficoltà nei movimenti.
A seconda delle vertebre interessate le ernie discali si dividono in: ernie lombari ed ernie cervicali.
Ernie lombari
Colpiscono i soggetti tra i 30 e i 50 anni di età e interessano le vertebre lombari, situate tra quelle dorsali e quelle sacrali. Si manifestano con dolore nella zona lombare provocando anche formicolio nelle gambe e difficoltà a camminare.
La diagnosi avviene in un primo momento tramite l’anamnesi del paziente e, in un secondo tempo, attraverso esami diagnostici quali radiografia, TAC e risonanza magnetica.
Ernie cervicali
Si verificano quando la fuoriuscita del nucleo polposo interessa le vertebre cervicali. Esse sono situate nel primo tratto della colonna vertebrale, detto anche rachide cervicale.
Le ernie del tratto cervicale sono causate per lo più da traumi, in particolare dal colpo di frusta, o da usura dei dischi intervertebrali. Ne sono colpite maggiormente le donne, tra i 35 e i 50 anni di età.
Si manifestano per lo più con dolore al collo (cervicalgia) ma possono provocare anche intorpidimento a braccia e mani. Il dolore è di solito molto acuto, tale da limitare la vita quotidiana di chi ne soffre.
L’ernia cervicale viene diagnosticata dal neurochirurgo attraverso radiografia, TAC e risonanza magnetica.
Trattamento delle ernie discali
Data la delicatezza della colonna e dei dischi intervertebrali, in caso di ernie discali, si applica un approccio inizialmente conservativo.
Vengono somministrati antinfiammatori e antidolorifici e, nei casi più gravi corticosteroidi.
Anche la fisioterapia può essere utile per migliorare la mobilità della colonna e riacquistare una giusta postura. Le terapie elettromedicali quali TENS e ultrasuoni possono aiutare a lenire l’infiammazione che provoca il dolore.
Quando questi trattamenti non danno i risultati sperati, la chirurgia è l’unica via percorribile.
In caso di ernia cervicale si interviene chirurgicamente in anestesia generale. Con un intervento micro invasivo si rimuove il disco vertebrale interessato dall’ernia e lo si sostituisce con uno in titanio. In questo modo si preserva la mobilità cervicale e si hanno tempi di recupero molto brevi.
Anche in caso di ernia lombare si può intervenire con la chirurgia mini invasiva, in particolare con la discectomia percutanea che si svolge in anestesia generale. Attraverso una piccolissima sonda inserita nel disco intervertebrale viene prelevata la parte molle del disco.
Fonti